Dopo sette anni di carcere ingiusto, Le Iene ci forniscono il filmato utile alla riapertura del caso. Depositata richiesta di revisione.
Sottopongo alla vostra attenzione l’incredibile vicenda della quale è stato INGIUSTAMENTE vittima un mio assistito, Paul Nouk à Kesseng, cittadino camerunese di 26 anni.
Giunto in Italia nel 1999, coltivava il sogno di diventare calciatore professionista nella culla del calcio mondiale…
In data 7 ottobre 2000 viene arrestato a Pavia con l’accusa di aver violentato sua nipotexxxxxxxxxx Xxxxxxxxxx di anni 12. A carico di Paul Kesseng viene utilizzata solo la prova testimoniale della minore, la quale in più sedi conferma di essere stata stuprata dal cugino Paul Kesseng. Un accertamento medico conferma che la minore ha contratto rapporti sessuali.
Ad integrare e corroborare il racconto di xxxxxxxxxx Xxxxxxxxxx interviene la testimonianza del padre della bimba, Mikkel Ako, (cugino del Kesseng), il quale per primo ha ricevuto la confidenza della minore ed ha immediatamente denunziato il Kesseng all’Autorità giudiziaria.
Dagli atti del processo di primo grado emerge che la minore è affetta da un elevato deficit cognitivo e da gravi attacchi di epilessia. Malgrado ciò,xxxxxxxxxx Xxxxxxxxxx è considerata capace di intendere e volere: la sua versione dei fatti è ritenuta dal Tribunale di Lodi perfettamente attendibile. A nulla sono valsi la dichiarazione di totale estraneità ai fatti di Paul Kesseng e i tentativi di dimostrare un alibi a mezzo di testimonianze incrociate da parte della precedente difesa (ho accettato l’incarico di difensore di fiducia del Kesseng solo pochi mesi fa).
In data 28 giugno 2001 il ventiduenne Paul Kesseng viene condannato a 6 anni di reclusione perché ritenuto responsabile di violenza carnale nei confronti di xxxxxxxxxx Xxxxxxxxxx.
Per motivi che non ritengo opportuno approfondire in questa sede, sono trascorsi inutilmente 45 giorni dal deposito delle motivazioni senza che i precedenti difensori del Kesseng proponessero Appello: il 2 novembre 2001 la sentenza è passata in giudicato.
In data 15 maggio 2005 ho ricevuto un’appassionata e commovente lettera dal carcere di Lodi presso il quale Paul Kesseng stava scontando la pena a 6 anni di detenzione. Insieme alla dettagliata rassegna della vicenda processuale, il Kesseng inserisce un documento agghiacciante. Si tratta di una nuova prova formata in data 25 luglio 2001 presso la Procura di Douala (Camerun) e tradotta in copia conforme all’originale presso l’ambasciata italiana in Camerun in data 27 ottobre 2004 dalla quale emerge chiaramente che:
- Ako Mikkel non è il vero padre dixxxxxxxxxx, ma in complicità con Njoh Solange Catherine, madre della bimba, poi divenuta sua moglie, ha falsificato i documenti dell’anagrafe camerunese in modo da risultare genitore legittimo della minore;
- Ako Mikkel ha altresì falsificato i documenti dixxxxxxxxxx sottraendo tre anni alla sua età reale in modo da rendere più agevole la partenza della bimba per l’Italia;
- Ako Mikkel ritratta le accuse mosse al cugino Paul Kesseng e confessa di avere architettato tale castello accusatorio al solo fine di fare incriminare il cugino del reato di stupro;
- Ako Mikkel è ricercato in Camerun per falso in atto pubblico, uso di documenti falsi in atto pubblico, emigrazione clandestina di minori.
Toccato dalla triste vicenda umana (e giudiziaria) di Paul Kesseng ho deciso di assumerne la difesa insieme al collega Avv. Antonio Petroncini di Bologna.
In data 14 luglio 2005 ho depositato personalmente la richiesta di revisione della sentenza di primo grado al fine di ottenere la ripetizione del processo.
La Corte d’Appello di Brescia ha rigettato l’istanza, dichiarando la richiesta di revisione manifestamente infondata sul presupposto che la ritrattazione (di Ako Mikkel) non costituisce una nuova prova. Tale rifiuto comporta peraltro l’inutilizzabilità in futuro della (non) nuova prova assunta dall’Autorità giudiziaria camerunese.
In data 11 ottobre 2005 Paul Kesseng è uscito di prigione perché ha terminato di scontare la pena, ma a causa di un provvedimento di espulsione a suo carico (successivo alla condanna), è stato trattenuto temporaneamente presso un Centro di permanenza temporanea per poi essere rimpatriato in Camerun.
Avv. Gabriele Magno